Secondo la teoria classica sviluppata dalla scuola norvegese negli anni venti del secolo scorso, il fronte polare è la zona di discontinuità tra masse d’aria con caratteristiche diverse (es. polare, medie latitudini, subtropicale); in una rappresentazione bidimensionale, tipicamente una mappa barica a livello medio del mare, esso viene rappresentato come un tratto di colore blu, rosso o viola, a seconda della tipologia di fronte (freddo, caldo o occluso).
Mentre l’analisi del campo barico è generata dal modello numerico in uso, con tecniche variazionali a tre o quattro dimensioni (a seconda della finestra temporale di assimilazione dati), la tracciatura dei fronti è ancora un compito del previsore, che lavora con l’ausilio di prodotti diagnostici utili ad individuare le zone di discontinuità frontale, definite barocline: pressione a livello medio del mare, vento al suolo, temperatura e temperatura potenziale di bulbo bagnato a 850 hPa, uso massiccio di immagini satellitari, specie nel vapore acqueo, immagini radar, solo per citare i più importanti.
Inoltre, un parametro molto utile per l'individuazione dei fronti è il Parametro Termico Frontale, di seguito TFP, ricavabile dai prodotti dei modelli numerici di previsione.
Il TFP è definito come una sorta di derivata seconda della temperatura calcolata però nella direzione del gradiente termico, ovvero perpendicolarmente alla linea del fronte.
La temperatura utilizzata nel TFP può essere presa a qualsiasi livello barico. Si usa spesso la temperatura a 2 metri, ma può anche essere considerato il valore medio di uno strato, ad esempio dallo spessore tra due superfici isobariche nella bassa troposfera.
Questa procedura ha anche alcuni vantaggi rispetto alla tipica analisi frontale perché il fronte è un soggetto tridimensionale, quindi non riferito alla sola superficie, quanto piuttosto ad uno strato profondo della troposfera.
Nei manuali e nelle analisi di casi specifici viene spesso utilizzato un cosiddetto spessore equivalente che si basa sull'aumento di temperatura che si verificherebbe se tutto il contenuto di acqua si condensasse (temperatura equivalente), in modo da restituire in modo più chiaro il gradiente frontale.
Nelle immagini che seguono, riportiamo due esempi molto significativi, relativi al giorno 28 novembre 2024 sullo scenario euro-atlantico. L’analisi riporta la presenza di due cicloni extratropicali, i cui sistemi frontali associati sono individuati in modo molto accurato dal TFP.
Il TFP è spesso anche utile a discriminare soggetti sinottici sull’area mediterranea che, talvolta, benché presentino una forma simile ad una banda frontale, non hanno in realtà le caratteristiche termodinamiche del modello concettuale della scuola norvegese: nel caso in esame, la banda nuvolosa presente tra i Balcani e la parte meridionale della penisola italiana, è rappresentata sull’analisi con il simbolo di una linea continua nera, quindi un asse di saccatura, in quanto i parametri frontali sono praticamente assenti.