Cari Lettori,
abbiamo di recente vissuto un’estate torrida, caratterizzata da numerose ondate di calore generate dall’anticiclone africano. Non a caso, l’articolo di apertura del fascicolo estivo si è focalizzato su questo fenomeno e sui suoi effetti sul nostro territorio e sulla vita quotidiana.

Con questo numero, ci prepariamo ad affrontare la stagione autunnale, spesso carica di incognite per i meteorologi. L’autunno può riservarci eventi estremi, come le alluvioni; infatti, già dalla seconda decade di settembre, la tem-
pesta Boris ha investito l’Europa centrale, provocando nel nostro Paese fenomeni intensi che hanno nuovamente colpito le Marche e l’Emilia Romagna. Le alluvioni hanno lasciato cicatrici profonde su un territorio già provato lo scorso anno e, lo scenario attuale, richiede un enorme impegno di ulteriori risorse ed energie per il recupero dei danni e la prevenzione.

In questo contesto, scienza e politica devono lavorare fianco a fianco per migliorare la capacità di previsione meteorologica, proteggere la popolazione e adottare strategie efficaci per fronteggiare i cambiamenti climatici in atto. La realtà è che viviamo in un Mediterraneo che si sta scaldando più velocemente della media globale, trasformandosi in un vero e proprio "hotspot" climatico. Qui, gli effetti del riscaldamento globale sono più intensi e stanno ridisegnando la disponibilità delle risorse essenziali, prima fra tutte l’acqua.

Ricordo chiaramente, da bambino, alla fine degli anni ’60, quando l’anno scolastico iniziava il primo ottobre e la vendemmia era uno dei temi principali nel nostro sussidiario. Oggi, invece, leggiamo sempre più spesso di raccolti anticipati, come in Sicilia, dove la vendemmia è cominciata addirittura a luglio, o nelle colline del Veneto, patria del rinomato prosecco. Questi cambiamenti sono il risultato di temperature crescenti, fenomeni estremi ricorrenti e siccità prolungata che influenzano inevitabilmente anche i processi agricoli e industriali.

Queste riflessioni non vogliono essere solo un richiamo nostalgico a un passato ormai lontano, ma piuttosto un invito a prendere coscienza del futuro che ci attende. Il Mediterraneo è un'area particolarmente vulnerabile e ciò richiede politiche di adattamento rapide ed efficaci. La comunità internazionale sta cercando di rispondere a queste sfide, bilanciando gli interessi dei singoli Paesi con la necessità di un cambiamento globale.

Attraverso le pagine di questo magazine, ci impegniamo a tenervi aggiornati in modo trasparente e rigoroso, condividendo il contributo che l’Aeronautica Militare e il suo Servizio Meteorologico, insieme ad altre realtà del Paese, offrono nel fronteggiare queste tematiche. Solo una piena consapevolezza delle sfide che abbiamo davanti ci permetterà di costruire un mondo migliore, non solo per noi, ma soprattutto per le generazioni future.

 
Orazio di Casola